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SIMONE DANGELO

Sono nato nel 1987, l’anno in cui Nilde Iotti diventava la prima donna Presidente della Camera e gli U2, con Joshua Tree, scalavano le vette delle classifiche musicali mondiali.

Sono cresciuto ad Oregina, un quartiere popolare sulle alture del centro di Genova. Il quartiere di Guido Rossa e di Padre Agostino Zerbinati. Un quartiere nel quale socialismo democratico e solidarismo cristiano hanno avuto la capacità di camminare insieme quando il mondo sembrava andare in un’altra direzione. Un quartiere intriso dei valori della Resistenza, dove il coraggio delle scelte lo si impara da bambini, leggendo i nomi delle strade andando a scuola.

NON IO. NOI.

Un impegno per Genova

Segretario PD Genova

Nel 2021 mi sono candidato a Segretario Metropolitano del Pd di Genova, l’ho fatto perché convinto che fosse arrivato il momento di assumermi in prima persona il coraggio delle scelte.

Nel 2021 mi sono candidato a Segretario Metropolitano del Pd di Genova, l’ho fatto perché convinto che fosse arrivato il momento di assumermi in prima persona il coraggio delle scelte, tornando a parlare non solo alla città di Genova, ma a tutta la provincia, una terra bellissima e complicata che pur nelle difficoltà non si è mai piegata. Abbiamo – perché il risultato non è stato solo mio, ma di tutta la squadra di amministratori e amministratrici che mi ha sostenuto e accompagnato – vinto perché siamo tornati a parlare con i genovesi, battendo tutto il territorio, da Sampierdarena, alla Valpolcevera, passando per Nervi e Marassi, e abbiamo incontrato persone che non si arrendono al declino e che meritano un grande partito progressista organizzato, all’altezza delle sfide che ci aspettano e capace di interpretare il tempo che viviamo.

Leggi la mozione completa

Abbiamo vinto con un’agenda progressista, raccontando una Genova che non è solo una città vecchia e che si sta spopolando, ma una città piena di vita, fatta di persone che lottano tutti i giorni contro una visione di città dove il centro sta diventando sempre più un’esclusiva per ricchi e le alture sempre più povere di servizi.

Uno dei punti cardine della mia mozione era la necessità di ricostruire un Partito che sia un punto di riferimento per i cittadini e il territorio. Il Partito Democratico oggi non è più percepito come il luogo della sintesi e della mediazione, abbiamo amministratori di uno stesso partito che hanno posizioni diverse su temi cruciali, veniamo considerati come un partito disgregato, incapace di prendere posizione. Per riportare i genovesi a fidarsi di noi – al giorno d’oggi vota solo 55% dei residenti aventi diritto – abbiamo iniziato a ricostruire un partito forte, capace di far sentire la propria voce. Un partito in grado di discutere e di riacquistare credibilità agli occhi degli elettori. 

La discussione è il fuoco che muove la politica, il confronto all’interno di un partito è essenziale, ma il nostro compito è anche quello di trovare una sintesi e seguire una linea. È quello che stiamo cercando di cambiare, provando a costruire strumenti stabili di confronto con la società, aperti ai rappresentanti e agli esperti del settore, ai nostri dirigenti e ai nostri eletti. Per troppo tempo abbiamo inteso la costruzione di una rete come una mera questione di alleanze elettorali, è arrivato il momento di riconnetterci con ciò che nella società si muove e riportare al centro il concetto di rappresentanza.

Genova, invertire il declino

Per invertire il declino e uscire dall’isolamento politico e infrastrutturale, serve innanzitutto una classe dirigente che affronti il problema invece di nasconderlo.

Genova è una città isolata dal punto di vista geografico, infrastrutturale ed anche politico.

Negli ultimi anni Genova e la Liguria hanno perso centralità. Il declino demografico (oltre 20.000 residenti negli ultimi 3 anni solo nel comune capoluogo) fotografa una città periferica che, al netto del porto, ha perso un suo ruolo culturale nel dibattito del Paese.

Nonostante le ingenti risorse ottenute in questi anni dai governi nazionali, Genova non riesce a invertire una tendenza registrata dai diversi indicatori economici e sociali.

Per invertire il declino e uscire dall’isolamento politico e infrastrutturale, serve innanzitutto una classe dirigente che affronti il problema invece di nasconderlo. Il Partito Democratico tornerà determinante nella politica genovese se saprà proporre una visione capace di restituire centralità alla Liguria, riportandola ad avere un ruolo strategico in Italia sul piano politico, economico, culturale.

A Genova oggi le disuguaglianze s’intersecano, creando un divario sempre più ampio tra chi vive in quartieri dove c’è tutto e chi invece vive in quartieri emarginati, non solo geograficamente ma anche dal punto di vista sociale, privi di servizi essenziali. Penso alle tante situazioni in cui il problema del trasporto pubblico incontra il problema di una popolazione sempre più anziana: i quartieri collinari, dove non arrivano gli autobus e la metropolitana, sono spesso anche i quartieri con la popolazione più anziana. Questo, per molti residenti, spesso soli, significa non potersi muovere e uscire dal proprio quartiere. La questione del trasporto pubblico diventa così una questione di diseguaglianza, di lotta all’emarginazione e di giustizia sociale.

Anche in Valpocelvera la questione generazionale e l’accesso ai servizi essenziali s’intrecciano, creando bolle di disagio giovanile e di dispersione scolastica. Il quartiere, infatti, ha la più alta presenza di adolescenti e giovani di tutta Genova, ma manca un istituto d’istruzione secondaria superiore. Un esempio drammatico di come l’assenza di servizi segni anche le prospettive future di tanti giovani.   

È inutile negare che Genova, e la Liguria tutta, abbiano un problema generazionale – siamo la città e la regione più vecchia d’Italia. Ma la questione generazionale non deve essere una scusa per appiattire la discussione politica sul giovanilismo. Perché per parlare ai giovani che scappano e cercano opportunità altrove significa parlare di opportunità lavorative, che a Genova mancano. Significa parlare di istruzione, di cultura, di difesa del territorio.

La nostra è una città che crea poco lavoro, il polo del del porto e della logistica ancora oggi ha una centralità assoluta, ma mancano quasi del tutto nuove professionalità e nuovi comparti lavorativi che si affianchino alla nostra tradizione portuale e industriale. Abbiamo bisogno di lavoro e di lavoro di qualità: solo offrendo nuove opportunità potremo tornare ad essere una città attrattiva, in primis per i genovesi.

Lotta alle disuguaglianze

Si è allargato il divario tra uomini e donne, tra centro e periferia, tra chi ha accesso alla rete e chi no, tra chi ha i mezzi materiali e intellettuali per cogliere le opportunità della globalizzazione.

La pandemia ha acuito le diseguaglianze in un territorio già profondamente sperequato come il nostro. Si è allargato il divario tra uomini e donne, tra centro e periferia, tra chi ha accesso alla rete e chi no, tra chi ha i mezzi materiali e intellettuali per cogliere le opportunità della globalizzazione e chi ne è escluso.

Dietro la propaganda della Genova “vetrina” impostata dalla giunta Bucci c’è l’amara realtà di un divario sempre più marcato tra il centro turistico e le delegazioni, in cui si registra una fatica crescente ad ottenere servizi pubblici di qualità.

Le risorse del PNRR possono essere una grande occasione di ripartenza, ma solo se saranno orientate con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze, a partire dalla scuola e dalla formazione, dagli investimenti per la transizione ecologica, dall’accesso alla banda larga e al potenziamento della mobilità accorciando le distanze tra centro e periferie, costa e entroterra. Il nostro territorio ha bisogno di una potente cura del ferro: è il momento di ripensare il trasporto pubblico alla luce del completamento delle opere avviate (terzo valico e nodo ferroviario di Genova) che, grazie al quadruplicamento delle linee, potranno trasformare in un efficiente servizio metropolitano l’attuale linea ferroviaria.

La priorità per il nostro territorio è il lavoro. Un lavoro di qualità, capace di arrestare la fuga dei giovani e di invertire il pesante declino demografico. Il Partito Democratico deve essere, non solo a parole, la forza politica che rappresenta il mondo del lavoro. Genova si è rilanciata negli anni ’90 come città polifunzionale: turistica, di grande industria e portuale/logistica. Il futuro passa ancora da questo equilibrio, ma dovremo essere capaci di innovare per cogliere e governare i cambiamenti che trasformano l’economia e il lavoro.

La grande sofferenza del comparto industriale genovese denuncia per estensione e durata un deficit di attrattività del nostro territorio, che pure ha aree infrastrutturate (Cornigliano, Valpolcevera) che possono essere sede di nuovi centri produttivi.

La transizione ecologica deve essere prima di tutto un fattore culturale: servono programmi di educazione ambientale, perché le scuole sono il primo luogo di formazione. Bisogna partire dal basso, valorizzare l’associazionismo, creare partecipazione e coinvolgere la cittadinanza in questo processo di transizione epocale: economica e culturale.

In un territorio fragile, complesso e cementificato come il nostro, parlare di ambiente significa innanzitutto prenderci cura del territorio e contrastare il dissesto idrogeologico. Bisogna impedire qualsiasi nuovo consumo del suolo, attuando il motto del “costruire sul costruito” in un territorio che ha tanti spazi da convertire e valorizzare. È necessario programmare e investire sui parchi e sulla cura del verde consapevoli che Genova è una delle città italiane con meno metri quadrati di verde per singolo abitante.

Da quando ho ricevuto il primo incarico politico nel mio Circolo non mi sono mai fermato.

Un impegno crescente, a tratti totalizzante, fatto di difficoltà e al contempo di soddisfazioni, umane e politiche. Da Segretario di Circolo sino all’esperienza in Segreteria, avanti e indietro da Cogoleto a Camogli, passando per Rossiglione e Busalla. Centinaia di assemblee nei circoli, in città e in “provincia”, per un confronto generazionale che sta alla base di una comunità.

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    Simone D'Angelo